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La risposta al cambiamento climatico dovrà essere articolata ma passa anche dal problema dei rifiuti

Proposta TOSCANA

Parliamo di inceneritori o di termovalorizzatori ma la sostanza cambia di poco, entrambi bruciano rifiuti, entrambi emettono sostanze, producono scorie e ceneri;  il primo non valorizza l’energia termica prodotta, il secondo viene utilizzato anche per il riscaldamento a distanza o teleriscaldamento.

Queste macchine di diversa generazione, più o meno moderne  siano, usano, per funzionare, un sacco di energia elettrica: circa 5 parti su sette di quella prodotta. Quindi non sembrano particolarmente adatte come fonte di energia. Producono calore perché ogni combustione ha questo effetto, ma nel  progetto che avevamo tra le mani a Cavaglià questa energia usciva dal camino sotto forma di fumi e vapori. Il progetto  è stato ritirato nel mese di settembre. A nostro avviso un inceneritore è una discarica in cielo, poiché la fisica ci insegna che la materia non si può distruggere, quindi il processo la trasforma. Tutto quello che bruciamo, tutti i rifiuti che versiamo nel forno, si trasformano. I residui della combustione sono noti, scorie sulle griglie, scarti, ceneri pesanti e leggere, prodotti volatili, calore, una piccola parte di energia . Insieme a questo consuma tanta acqua per i vari processi produttivi e il raffreddamento delle griglie. L’incenerimento usa anche una gran quantità di metano, come da progetto, 110 m3 all’ora circa. Certamente il volume dei rifiuti è ridotto ma non eliminiamo le discariche che dovranno accogliere il 20-23% delle ceneri prodotte.

La parte riguardante le emissioni è ancora più allarmante. Sono tanti i composti che si formano alle elevate temperatura di funzionamento, non troppo basse per evitare la formazione di diossina, arrivano fino a 900, 1000 gradi o anche di più. Molti dei composti, dicono gli esperti, restano sconosciuti. Gli studi medici effettuati per stabilire la nocività degli inceneritori non ci hanno per nulla rassicurati. Tuttavia bisogna tenere conto di una verità inequivocabile: il nostro corpo respira inquinanti da varie fonti, quelli di un inceneritore, però, sono emesse ora per ora, 24 ore su 24, in certi casi in quantità consentite, in altri casi oltre le soglie. Non vogliamo addentrarci in questa materia che non è di nostra competenza, sono a disposizione di chi sia interessato studi e dati che non ci confermano nulla di buono . Possiamo fare a meno di un inceneritore ma non di scaldarci. Quindi occorrerebbe essere molto bravi e incenerire solo una parte molto residuale della differenziata e non  a priori . Incenerire, oltre al calore, produce utili e ricavi in gran quantità: il conferimento a tonnellata viene pagato bene e chi conferisce, paga. Quindi pagano i comuni, i consorzi, paghiamo noi. Sarebbe quindi più intelligente differenziare e portare i materiali divisi al riciclaggio ma non tutto è così facile, soprattutto se le aziende non producono e non usano imballaggi in modo che ci permetta di differenziare. Il problema è evidente. In Piemonte abbiamo circa 1200 aziende che trattano i rifiuti,  bruciandoli in un nuovo inceneritore cosa accadrebbe di queste imprese che si sono attivate attorno al problema dei  materiali da smaltire, da recuperare e da riconvertire?

Il recente  cambiamento climatico ci impone di non aumentare l’anidride carbonica che mandiamo  in atmosfera, anzi ci chiede di ridurlo. Possiamo fare qualcosa con la mobilità e il riscaldamento ma possiamo anche agire con il problema dei rifiuti, certo non possiamo costruire inceneritori dove gli utili sono solo a vantaggio delle multinazionali. La città di Torino  è molto lontana dal tetto proposto per la raccolta differenziata dai modesti traguardi fissati dalla Regione al 2025. Se la città di Torino raggiungesse almeno il 65% di raccolta oppure se tutti gli altri Piemontesi alzassero il loro punto di raccolta, il Piemonte avrebbe bisogno di smaltire 545.000 t all’anno di rifiuti indifferenziati che potrebbe certamente diminuire ancora. A questo punto comincerebbe a bastare l’inceneritore di Torino . Avere un altro inceneritore vorrebbe dire attirare dal resto d’Italia altri rifiuti. Tuttavia la risposta al cambiamento climatico dovrà essere articolata ma passa anche dal problema dei rifiuti. Il migliore è lo scarto non prodotto, il materiale recuperato, il rifiuto non creato . Eccellenze italiane sanno fare questo, ma andrebbero incentivate, mentre lo Stato incentiva le aziende che termovalorizzano e che solitamente sono grandi imprese, multiutility che rappresentano centri di potere e di forza.

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